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Gennaio
08
2010

Sui fatti di Rosarno

Scritto da La Rete Migranti di Reggio Calabria

Comunicato della Rete Migranti di Reggio Calabria sui fatti di Rosarno

La Rete Migranti sente di dovere comunicare la propria lettura dei fatti avvenuti in questi giorni a Rosarno e Gioia Tauro e di esprimere la piena solidarietà alle migliaia di migranti africani che da anni vengono impiegati nei campi della Piana di Gioia Tauro, in stato di schiavitù, per la raccolta delle arance.

Il 7 gennaio intorno alle 14,30, in contrada Spartimento nei pressi dell’ex Esac, un ragazzo africano è stato ferito con un fucile ad aria compressa. Si tratta, secondo le nostre fonti, di un rifugiato politico del Togo con regolare permesso di soggiorno. Intorno alle 17,30 altri due africani, questa volta nei pressi della Rognetta, sono stati raggiunti dai colpi di un’arma simile. Sono due ragazzi della Guinea e anche loro hanno un regolare permesso. I feriti, ricoverati negli ospedali di Gioia Tauro e Polistena, non versano in gravi condizioni.

A seguito di queste aggressioni hanno avuto inizio le proteste. Dapprima con copertoni bruciati e piccole barricate fatte usando i cassonetti, fino alla vera e propria rivolta nella serata di giovedì, quando gli africani hanno bloccato la via nazionale all’altezza di Gioia Tauro e sfogato la rabbia che nutriva da tempo su automobili, vetrine di negozi e passanti.

Una risposta violenta e esagerata, ma forse voluta: è inverosimile che la stessa azione reiterata nell’arco di poche ore possa essere considerata casuale, ci appare piuttosto una provocazione programmata al fine di suscitare una reazione da parte di questi migranti che sin dall’inizio della stagione versano in condizioni a dir poco disumane.

Ricordiamo che già nel dicembre del 2008, dopo il ferimento di due ivoriani, la comunità africana aveva reagito con determinazione, dando vita a quella che è stata definita “la rivolta antimafia degli africani di Rosarno”.

Non possiamo nemmeno trascurare l’aspetto economico che gravita intorno a questo territorio.

Nel marzo del 2009, Maroni giunge a Reggio Calabria e promette 200 mila euro per l’emergenza migranti. Quei fondi sono arrivati ed ammontano a 930 mila euro per il “recupero urbano delle aree degradate” di Rosarno. Una cifra che unitamente ad altre fonti di finanziamento per quel territorio, arriva a giungere fino a 10 milioni di euro.

Nelle ore successive alla fine della rivolta, dopo che una delegazione della comunità africana ha incontrato il Commissario Prefettizio Bagnato – che governa la cittadina calabrese dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del dicembre 2008 – a Rosarno si è data vita ad una vera e propria “caccia al negro” con ronde più o meno spontanee in cerca di africani da aggredire ed un risultato di decine di feriti.

Non riteniamo che i cittadini della Piana, ed in particolare i rosarnesi, siano una sorta di popolazione barbara e xenofoba a prescindere. Oltre agli incidenti di ieri, ad incrementare ulteriormente la rabbia e la rappresaglia nei confronti degli africani, è un clima di confusione e di tensione alimentato da voci incontrollate e fughe di notizie non sempre verificate.

Non crediamo possibile che l’attuale situazione possa mutare a breve, perciò come unica strada fattibile sentiamo di dover accettare questa sconfitta sociale e culturale insieme ed auspichiamo un trasferimento degli africani al più presto per la tutela della loro stessa incolumità fisica.

Riteniamo di dovere esprimere la nostra vicinanza ai lavoratori migranti di Rosarno e al contempo di invitare tutti coloro si trovano impegnati nella lotta alla discriminazione, al razzismo mafioso ed alla xenofobia, ad attendere che la situazione si chiarisca, senza intervenire sul posto, peraltro già affollato, evitando così di creare ulteriori momenti di tensione.