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Novembre
25
2008

TerritoRioT #2

Scritto da TerritoRioT

In questo numero 2:

L'editoriale

Stiamo vivendo un autunno rovente, come non si ricorda da un bel po’, e non soltanto per il clima ed i 25 gradi di fine ottobre!
I segnali erano chiari ed evidenti già dall’ultima fase del governo Prodi: la possibilità data alle forze dell’ordine di reagire alle “provocazioni” della piazza, la possibilità di poter imporre il segreto di stato alle opere strategiche come discariche e centrali, erano soltanto le prime avvisaglie.
Il nuovo governo ha assunto da subito un atteggiamento molto più autoritario ed intransigente, cercando di liquidare al più presto ogni contraddizione territoriale come fosse una questione di ordine pubblico.

E così a Vicenza, a Grottaglie, nei mille presidi campani il ritornello è stato lo stesso: la polizia a manganellare allegramente signore, ragazzi, padri di famiglia mentre difendevano la loro salute e la loro terra. I lavori devo andare avanti e non bisogna disturbare il manovratore!

La profonda crisi finanziaria, lo spauracchio della crescita zero, la paura di una recessione implacabile hanno fatto sì che l’attuale governo spingesse ancor di più sull’acceleratore per approvare tutta una serie di riforme che provocheranno sconvolgimenti radicali sulla società alla quale siamo abituati. La legge 133, che sta portando in piazza centinaia di migliaia di studenti con una continuità ormai quasi dimenticata, non sta solamente trasformando in un bene per pochi (quelli che se lo potranno permettere) quel diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione: il nostro caro Tremonti, affermando che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica, ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce. I tagli purtroppo sono tanti e vari, come quelli all’editoria che mette in pericolo la libertà di stampa con centinaia di testate a rischio di chiusura, o quelli sui fondi per la cooperazione internazionale, tanto la pace e lo sviluppo si esportano con le guerre. Tutto questo perché c’è la crisi!

Però i soldi ci sono quando bisogna regalare l’Alitalia a Colaninno e compari, quando bisogna salvare le banche che ci strozzano, quando bisogna sanare le perdite dei manager che si sono ritrovati a gestire “a gratis” quelle società, una volta pubbliche, privatizzate perché avrebbero funzionato meglio! Mentre il mondo si interroga sulle grandi privatizzazioni e si sancisce un’inversione di rotta attraverso le rimunicipalizzazioni, mentre gli stessi cittadini USA hanno votato per il cambiamento, eleggendo il primo presidente afro-americano dopo una campagna elettorale che parlava di “redistribuzione” e di “pubblico”, l’Italia insegue ancora un modello economico e sociale che si è rivelato catastrofico ovunque.

Quando è che inizieremo a ridiscuterlo questo modello?