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Febbraio
18
2016

Carceri, manicomi e potere del controllo. La tortura legalizzata del 41bis

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

Assemblea/dibattito con il Collettivo OLGA (è Ora di Liberarsi dalle GAlere) e presentazione della campagna "pagine contro la tortura"

«Poiché esistono le prigioni e i manicomi, qualcuno deve pur starci dentro. Se non voi, io; se non io, qualche terza persona. Aspettate, quando in un lontano futuro le prigioni e i manicomi avran finito di esistere, allora non ci saranno più né grate alle finestre, né gabbanelle. Certo, un tempo simile verrà, presto o tardi.» - Anton Čechov

Già Foucault aveva dimostrato come il principio della reclusione nelle carceri e nei manicomi si fonda su una concezione di classe della normalità e dell’illegalismo. I gruppi sociali creano la devianza e istituiscono norme comportamentali di vario genere la cui infrazione costituisce la devianza stessa. Applicando queste norme a determinate persone, esse diventano automaticamente dei devianti che devono essere rinchiusi per non turbare l’equilibrio della società.

A noi i detenuti e i “matti” non interessano perché fanno pena, ma perché la riflessione intorno alla loro condizione ci consente di mettere in discussione il principio secondo il quale il potere della normalizzazione passa dalle mani delle istituzioni attraverso il corpo dei soggetti, attraverso la privazione della libertà, attraverso il sistematico ricorso ad abusi che ledono i diritti fondamentali delle persone.

Il carcere e il manicomio sono istituzioni sociali e non naturali e dunque si giustificano solo alla luce di una determinata concezione della società. Solo riuscendo ad immaginare una società diversa, possiamo immaginare un mondo senza grate.