Questo sito web utilizza i cookies per gestire l'autenticazione, la navigazione, e altre funzioni, utilizzandolo tu accetti l'uso dei cookies sul tuo dispositivo.

View e-Privacy Directive Documents

Hai disabilitato i cookies. Questa decisione può essere modificata.

Hai acconsentito all'utilizzo dei cookies sul tuo dispositivo. Questa decisione può essere modificata.

Ottobre
04
2011

12 novembre per la Fine del commissariamento

Scritto da Rete per la Difesa del Territorio "Franco Nisticò"

La necessità di lottare per la difesa del territorio come Bene Comune,  nell’ultimo anno, ha dato vita a una serie di battaglie da parte di  movimenti che hanno sviluppato o esteso, in forme differenti, lotte già esistenti, come ad esempio i movimenti No Tav, No Ponte, o i movimenti referendari.

Uno dei principali banchi di prova che si trovano dinnanzi la maggior parte delle regioni italiane è la gestione del ciclo dei rifiuti: la fuoriuscita dall’emergenza continua e la sottrazione del suo controllo alle ecomafie.

Come nella maggior parte del meridione, anche in Calabria uno degli attacchi più duri al territorio è dato dal commissariamento della gestione del ciclo dei rifiuti. Esso inizia nel lontano 1997, circa 14 anni fa.

I vari governi nazionali e regionali che si sono succeduti in questi 14 anni hanno dichiarato lo stato di emergenza, affidando poteri straordinari ed in deroga a numerosi presidenti di regione e prefetti o alti funzionari dello Stato.

L’emergenza rifiuti è stata utilizzata quale ammonimento verso popolazioni, comitati, associazioni e movimenti che si sono battuti e si battono contro il proliferare di inceneritori e discariche. Il messaggio, di chiaro stampo autoritario, è: se non volete finire coi rifiuti per strada come in Campania, bisogna costruire nuove discariche ed inceneritori. Soluzione, questa, che favorisce solo l’imprenditoria e la ‘ndrangheta e che risulta mortale per i nostri territori e le popolazioni calabresi.

Questo ricatto è inaccettabile e va contrastato con ogni mezzo. In Calabria, cosi come nelle altre Regioni, non è la mancanza di costosissimi e nocivi  inceneritori e discariche ad impedire la soluzione del problema rifiuti, ma la colpevole assenza di qualsiasi politica di riduzione alla fonte, e quindi di riutilizzo, di riciclaggio, nonché di attente e diffuse forme di raccolta differenziata, oltre all’assenza di serie e trasparenti procedure per l’affidamento della gestione dell’intero ciclo di smaltimento dei rifiuti.

Tracciare, dunque, un bilancio di 14 anni di commissariamento per l’emergenza ambientale significa ricordare i miliardi di euro spesi senza il raggiungimento, non solo, di nessuno degli obiettivi annunciati, ma con la distruzione e l’avvelenamento dei nostri territori.

La logica che ha mosso le azioni dell’ufficio del commissario in tutti questi lunghi anni è stata quella di favorire i privati nella gestione degli impianti per lo  smaltimento dei rifiuti. Privati che “più smaltiscono e più guadagnano”, più abbancano rifiuti più si arricchiscono. Ma se i veri burattinai, quelli che hanno determinato e determinano lo sfruttamento e la distruzione del nostro territorio, sono da ricercare in quel groviglio di interessi in cui si muovono la nostrana imprenditoria d’accatto, le ‘ndrine,  il mondo delle professioni e della sanità, la classe politica e dirigente tutta.

Nelle mega-discariche private autorizzate nel corso di 14 anni di commissariamento, sono stati abbancati rifiuti provenienti, non solo da tutte le province calabresi, ma anche da fuori regione, in spregio al  piano regionale sui rifiuti che prevede - in base al principio di autosufficienza e di prossimità - che ogni provincia debba smaltire in loco i propri rifiuti. Non scontentando nessuno, ha anche permesso la costruzione di decine di discariche di piccole dimensioni, col solo obiettivo di favorire qualche ‘ndrina locale, magari legata a qualche eletto in qualche consiglio comunale, provinciale, regionale.

E non ancora contenti  i dirigenti dell’ufficio del Commissario per l’emergenza ambientale vogliono ampliare le megadiscariche esistenti e raddoppiare l’inceneritore di Gioia Tauro che già  brucia i rifiuti provenienti da tutta la Calabria. Appare chiaro che il ciclo dei rifiuti in Calabria, come nel resto del Paese, è in mano alle ‘ndrine, alle mafie ed alle multinazionali del settore. Come fa la politica a non vederlo? Come fa ad allontanare da sé le proprie responsabilità concordando a tavolino e con i governi nazionali, ogni anno, il rinnovo del commissariamento e il nome dello stesso o del sub commissario? Con quale sfacciataggine i Commissari che si sono succeduti, ad eccezione di qualcuno (Ruggiero), alimentano questo sistema corrotto e perverso?

Quello delle ecomafie e dei profitti legati allo smaltimento legale ed illegale dei rifiuti è ,quindi, una delle madri del disastro sociale, economico e culturale che stritola la Calabria e gran parte del mezzogiorno d’Italia. Le Istituzioni e lo Stato in Calabria sono il cavallo di troia che utilizzano le economie criminali della nostra regione per ingigantire il loro giro di affari e aumentare, ancor di più, il controllo totale del territorio.

Quanto accade in Calabria e nel Mezzogiorno è emblematico della situazione del Paese: gestione non controllata di rifiuti industriali, pericolosi e solidi urbani, mancata bonifica di territori pesantemente inquinati, piani regionali di gestione del ciclo dei rifiuti fondati esclusivamente sull’utilizzo di inceneritori e discariche, costruzione di centrali termoelettriche a olio combustibile ed a carbone, progetti di rigassificatori offshore e on board oltretutto ancora da sperimentare, linee elettriche e antenne per la telefonia mobile, proliferazione di insediamenti industriali altamente inquinanti e nocivi in aree urbanizzate e a ridosso di aree agricole.

In questo quadro un dato impressionante è quello della situazione sanitaria della nostra regione, infatti, l’incidenza generale di malattie tumorali in Calabria ha drammaticamente superato, per particolari patologie di cancro, la media nazionale. La gestione commissariale, che dura da oltre tredici anni, ha completamente ignorato questa allarmante situazione.

E’quindi improcrastinabile, per difendere la salute e l’interesse collettivo, avviare piani straordinari di bonifica delle aree gravemente inquinate - a cominciare dall’ex sito industriale di Crotone, di proprietà dell’Eni, colosso dell’energia a partecipazione statale e primo responsabile del pesante inquinamento da metalli pesanti - promuovere concretamente programmi di riduzione alla fonte della produzione dei rifiuti e degli imballaggi, il riuso e il riciclaggio, le raccolte differenziate porta a porta. E promuovere sistemi di progettazione e di produzione dei beni di consumo che riducano al minimo i materiali di scarto, puntando all’obbiettivo rifiuti zero.

Difendere, dunque, la Calabria significa rompere con il passato e significa avviare una nuova fase di progettazione dell’intero ciclo dei rifiuti.

Crediamo che la rinascita del territorio calabrese può e deve passare attraverso la bonifica integrale, in tempi certi e con procedure trasparenti, di tutti i siti inquinati (del cassanese, della Marlane di Praia a Mare, della Valle dell’Oliva, del vibonese), attraverso il monitoraggio e controllo continuo e costante  dell'aria, della terra e delle acque marine e fluviali.

Bisogna affrontare la questione ambientale e sanitaria procurata dalla nociva gestione del ciclo dei rifiuti per avviare uno sviluppo eco-compatibile che crei nuove possibilità occupazionali e che, nel tutelare i beni comuni, faccia gli interessi concreti delle nostre comunità.

E' indispensabile, quindi, per rendere sostenibile lo sviluppo delle nostre regioni, restituire il potere di programmazione e di gestione del ciclo dei rifiuti e delle problematiche legate alla tutela dell’ambiente e del territorio, alle comunità e agli enti locali, attraverso un percorso di reale partecipazione democratica. E’ indispensabile che l’intero ciclo dei rifiuti sia direttamente ed interamente programmato e gestito dal pubblico.

Non possiamo e non vogliamo più permettere che le nostre regioni vengano considerate terra di conquista dove è consentito realizzare qualsiasi attività lucrativa senza regole e senza rispetto per l’ambiente e contro la volontà delle popolazioni.

Per tutto questo la Rete Difesa del Territorio “Franco Nisticò” INVITA tutte le associazioni, le organizzazioni, le reti, i gruppi e le persone interessate ad aderire e a partecipare ad una grande manifestazione, che si terrà a Crotone il 12 Novembre 2011, per chiedere la fine del commissariamento per l’emergenza rifiuti in Calabria e in tutte le altre regioni commissariate.