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Marzo
17
2015

Anche a Reggio Calabria in tanti stanno con la sposa

Scritto da Comitato Solidarietà Migranti

Se l’obiettivo era quello di offrire un’occasione di dibattito e confronto sul tema delle migrazioni al di là dei luoghi comuni, dei pregiudizi, delle falsità e del pietismo, l'obiettivo é stato centrato. Questo era infatti quello che il COSMI (Comitato Solidarietà Migranti) si proponeva con l’organizzazione, in collaborazione con il Circolo del Cinema “Zavattini”, della proiezione al Cineteatro ODEON, nella serata dell’11 marzo e per i ragazzi delle scuole superiori nella mattinata del 12, del film documentario “Io sto con la sposa”. Un film che ha vinto tre premi alla 71a Mostra del Cinema di Venezia ed il Gran Prix al Festival dei diritti umani di Ginevra.

Un docufilm che racconta di una storia effettivamente accaduta fra il 14 ed il 18 novembre 2013, quando un gruppo di italiani e di profughi siriano-palestinesi in fuga dalla guerra, infrangendo l’ultimo regolamento europeo sull’immigrazione, riescono a raggiungere da Milano la Svezia, e per sfuggire ai controlli della polizia alle frontiere dei diversi stati attraversati inscenano un finto matrimonio, contando sul fatto che nessun poliziotto penserebbe mai di fermare un corteo nuziale.

Così alla presenza di circa 400 persone la sera dell’11 e di 500 fra insegnanti e studenti la mattina del 12, uno dei tre registi, Gabriele Del Grande, dopo la proiezione, davanti ad una platea attenta, emozionata ed interessata ad approfondire, ha ripercorso la genesi del film, ha parlato della forza comunicativa del cinema, di diritti umani, di una diversa immagine dei profughi/migranti che emerge dal film, un’immagine che li restituisce nella loro integrità di persone fatta sì di storie dolorose e tragiche ma anche di normalità e di sogni, del diritto alla disobbedienza di fronte a leggi che violano i diritti inalienabili degli esseri umani; del fatto che esiste sempre un’alternativa e che attraverso azioni e scelte quotidiane, prima di tutto individuali e poi via via sostenute da sempre più persone, è possibile inceppare meccanismi di ingiustizia e prevaricazione.

E così l’azione politica espressa dal film, dalle 23 persone che hanno dato vita a quel corteo nuziale, è diventata una possibile alternativa per chi crede nel valore dell’accoglienza e della solidarietà, e certamente siamo in tanti a crederci, se in 5 mesi dall’uscita del film, con proiezioni organizzate non da una grande catena di distribuzione ma piuttosto “dal basso”, sono stati oltre 120.000 gli spettatori, 300 le città italiane coinvolte e 19 i paesi del mondo.