Questo sito web utilizza i cookies per gestire l'autenticazione, la navigazione, e altre funzioni, utilizzandolo tu accetti l'uso dei cookies sul tuo dispositivo.

View e-Privacy Directive Documents

Hai disabilitato i cookies. Questa decisione può essere modificata.

Hai acconsentito all'utilizzo dei cookies sul tuo dispositivo. Questa decisione può essere modificata.

Luglio
13
2010

Cosa bisognerebbe fare?

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

Sentiamo il dovere di scrivere questa nota per denunciare una situazione, per verità già conosciuta a molti, di estremo disagio in cui versa una persona a noi molto cara: è la storia di una signora amante degli animali,  dei suoi cani ospitati in un piccolo terreno di sua proprietà, di un gruppo di persone che vivono nel palazzo contiguo al terreno che hanno deciso di rovinare completamente la vita a questa signora. Forse odiano i cani, forse odiano la signora, forse è solo interesse speculativo per quel piccolo terreno, ma da troppo tempo ormai la storia è sempre la stessa: improperi di ogni tipo e lancio di bottiglie e sassi all’arrivo della donna, irruzioni nel terreno per devastare le poche cose che ci sono e per massacrare a legnate i poveri cani, un continuo clima di intimidazione che sta lentamente consumando la nostra amica. Sembrerebbe l’ennesima storia di degrado di una zona di periferia, se non fosse che tutto questo accade nel centralissimo Viale Calabria, nelle immediate vicinanze dell’aula bunker, alle spalle del carcere di San Pietro, a poche decine di metri dalla caserma dei Carabinieri, in una zona piena di quelle telecamere di qui ci vorrebbero inondare per garantire la nostra “sicurezza”.

Cosa dovrebbe fare questa signora per vedere garantiti i suoi diritti? Dovrebbe denunciare alle forze dell’ordine la situazione? Fatto, e anche più volte. Dovrebbe fare i nomi per agevolare le indagini? Fatti, e anche più volte. Dovrebbe inscenare proteste con cartelli e striscioni per attirare l’opinione pubblica? Fatto anche quello, ma senza grandi risultati. Oppure dovrebbe ricorrere ai servigi di un istituto di vigilanza privata, come qualche rappresentante delle forze dell’ordine provvido di consigli non ha esitato a proporre, o ricorrere alla giustizia fai-da-te, o peggio ancora rivolgersi a qualche “amico” per vedere riconosciuto un proprio diritto sacrosanto?

Forse questa storia interessa poco perché non avrà mai una prima pagina, forse perché a molti non risulterà credibile una signora che decide di lasciare tutto per difendere i suoi cani, ma come si può pensare di poter cambiare questa città, di avviare un percorso di legalità, di sconfiggere la cultura mafiosa, se non si è in grado di dare risposte immediate a situazioni così allucinanti?

Anche se apparteniamo ad un’area politica che non ha molta fiducia nelle istituzioni, ci auguriamo che vengano date risposte immediate a tutela della signora che potrà così tornare a vivere e godere delle proprie libertà, dando un segnale forte e sano a tutta quella società civile che da tempo spera in un cambiamento radicale di questa città e guadagnandosi così anche un po’ di "meritata" fiducia da parte dei cittadini onesti.