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Maggio
22
2012

Da AfriCalabria

Scritto da c.s.o.a. Angelina Cartella

DICHIARAZIONE D’AMORE

Hanno bruciato il Cartella! Il centro sociale di Reggio… Reggio di Calabria, eh! Anzi Gallico, per l’esattezza. E sempre per l’esattezza Centro Sociale Occupato Autogestito. Due notti fa… Ma proprio bruciato, carbonizzato, bbampato… insomma: una cosa grossa, organizzata… ci si sono impegnati proprio. Ma lo sapete voi cos’è il Cartella? Anzi, meglio, più giusto: lo sapete voi chi è il Cartella? Dice “il posto dei no global…”
È vero è vero… pure noi dobbiamo confessarlo, o almeno molti di noi… siamo no global. Per questo conosciamo da tanto questo luogo e le persone che lo hanno creato, i ragazzi e le ragazze che lo fanno vivo. Ragazzi e ragazze, sì. Perché certi hanno 18 anni e certi sessanta e certi ancora di più… ma quando sono insieme là dentro sono tutti ragazzi. Il più vecchio, verso i novanta, ce lo ricordiamo al 25 aprile di qualche anno fa, fazzoletto rosso e barrittu, a ballare la tarantella come fosse un valzer con una compagna meno che trentenne. Compagna sì. Si usa dire così, chiamarsi così, lì dentro. Compagne e compagni. E ad andarci spesso si ricorda bene l’origine del termine: “che mangia lo stesso pane”. E ne abbiamo vissute di queste eucarestie laiche là dentro, quelli di noi e quelle che si son trovati intorno a un tavolo. Sempre col vino e col pane, ma anche la capra, nei momenti migliori, e comunque sempre qualche frittata per i vegetariani. Si perché no global a molti fa venire in mente la negazione dell’esistente incarnata da un passamontagna, ma lì, come in tanti altri posti simili, questa negazione va insieme all’affermazione di una vita diversa in cui le diversità s’abbracciano a fare una sinfonia: chi mangia in un modo chi in un altro e chi in tanti modi fa all’amore, chi va in giro coi pearcing e chi coi calli della terra zappata, fino a quelli che zappano con tutti i pearcing... si perché ci si contamina, là dentro. Tradizione non vuol dire chiusura e la comunità è una cosa fluida, che vive del cambiamento e si nutre di continui acquisti e trova nella consapevolezza di sé il punto di partenza per incontrare l’altro.
Lo sanno bene gli africani. I nirighi. Quelli che a Rosarno vengono a cercare lavoro a devono fare a gara per farsi sfruttare, spinti sott’acqua da chi boccheggia per la crisi e così pensa, s’illude, di restare a galla… era sempre il 25 aprile, ma quello di quest’anno, che dopo la capra si sono messi a ballare marocchini, senegalesi, costavoriani… in dieci riempivano tutto lo spiazzo e ti sembrava di ballare pure a te anche se rimanevi immobile a guardarli incantato. E poi a recitare poesie. Le loro poesie. Poesie d’africani scritte in Calabria. Poesie africalabresi. Ecco quello che altrove non è possibile, riconoscere in mezzo alle due braccia nere una persona, una storia, un cuore e una testa… una cultura… lì è possibile. Da dieci anni. E resterà possibile e rigermoglierà dalla cenere e crescerà e si diffonderà… sì perché il Cartella è un luogo ma il Cartella è soprattutto la collettività che lo muove, lì a Gallico e in giro per l’Italia, ad abbracciare altre diversità ed affrontare ovunque lo stesso nemico.
Quello stesso nemico che qualche notte fa ha voluto parlare con lingue di fuoco lo stesso discorso da sempre suo: quello della distruzione. Fascisti? Sì, certo, anche. Dux, SS e altri similmente orribili e insensati accostamenti di lettere sono proprio appropriati su questo scempio. Sono essi stessi scempio. E si sommano e s’alleano con lo scempio che cammina per le vie delle nostre città e dei nostri paesi, delle nostre montagne e delle nostre coste, lastricando la sua strada di cemento e rifiuti, violenze e speculazioni, tranquillo tra gli sguardi bassi di chi è debole e perciò si sottomette.
È quello che succede ovunque. È quello che succede in Calabria. È quello che succede a Gallico. Ma a Gallico c’è un punto preciso in cui tutto questo si deve fermare, ché lì c’è un ostacolo di cuori pensanti, una barricata di sguardi alti e dritti… e una musica: una musica di pugni chiusi che ondeggiano come canne al vento, che ballano col vento, che volano col vento. E ci siamo anche noi, con loro, fianco a fianco, a fischiare insieme al vento coi pugni chiusi alti verso il cielo. Ci siamo anche noi, con loro, a farvi tremare le orecchie e i polsi o invitarvi a ballare insieme la musica che ci piace suonare. A voi decidere da che parte stare.
Con il C.S.O.A. Cartella Sempre

AfriCalabria, donne e uomini senza frontiere, per la fraternità