Venerdì 20 aprile presidio contro l'omofobia
Nell'ultima settimana Reggio Calabria è stata centro dell'attenzione dei media per quanto accaduto venerdì scorso; l'aggressione omofoba avvenuta in pieno centro ha fatto a quanto pare "destare dall'anestesia" tutta la comunità reggina e l'Italia.
La lotta contro le discriminazioni, che siano di tipo razziale, sessuale o di qualsiasi altro stampo è uno dei motivi che ci spinge ogni giorno a lottare e a scendere in piazza per rivendicare tutto ciò che, da ormai troppo tempo, ci viene negato. Il singolo episodio avvenuto a Reggio non è che l'ultimo di una serie di discriminazioni, violenze fisico/verbali che avvengono quotidianamente nel nostro paese, che la maggior parte delle volte si dimostra cieco di fronte a tali tematiche.
Nella condizione sociale, culturale e politica in cui si trova il nostro paese è facile andare a colpire le cause che possono scatenare atteggiamenti di tipo omofobo, razzista o sessista; prime fra tutte, lo scarso impegno della classe politica, che non ha il coraggio di assumere scelte logiche e naturali. Ossia, la scelta di creare le condizioni, sociali e istituzionali, per la predisposizione e l'implementazione degli strumenti necessari all'autodeterminazione, non semplicemente delle persone omosessuali, ma altresì di tutte le categorie sociali e lavorative, che vivono quotidianamente la discriminazione(tra la gente e tra le istituzioni), la derisione, la negazione dei diritti fondamentali costituzionalmente riconosciuti.
La carenza di informazione e di formazione all'interno di strutture pubbliche, come ospedali e scuole (per citarne alcune), è uno dei motivi che spinge il paese intero indietro nel tempo.
Infatti non si tratta di una semplice situazione di stallo in cui le condizioni non mutano, siamo di fronte giorno dopo giorno a un lento declino sociale, politico e culturale. Da anni ormai la lotta contro l'uccisione della formazione universitaria e scolastica occupa la nostra quotidianità non solo per un fattore strettamente legato al diritto di studio, ma anche ad una formazione culturale che ormai stiamo vedendo scomparire. Il poco impegno da parte delle istituzioni, che si azzuffano fra di loro per apparire in prima linea solo quando c'è l'aggressione di turno, che li pone al centro dell'attenzione nazionale, la scarsa formazione e informazione per tematiche che ci riguardano tutti da vicino, si affiancano a quella che viene chiamata "paura del diverso".
La frustrazione sociale, dettata dal periodo storico, spinge ad attaccare il "diverso",semplicemente perchè si cerca un capro espiatorio per le frustrazioni quotidiane, imposte da un sistema perverso che impoverisce e divide la popolazione. Si attacca quindi , il tessuto più debole della nostra società. Questa frustrazione si declina, infatti, non solo parlando di omofobia, ma anche di xenofobia, e sommandosi alla poca cultura che ormai dilaga in tutta la penisola contribuisce a farcire giornali e TG, di quelle notizie che troppo spesso ci lasciano l'amaro in bocca.
Non è attaccando in maniera massiccia il singolo che si può pensare di migliorare le cose, ma è attaccando questo sistema, che da troppo tempo non funziona, che si può arrivare ad un punto di svolta. Non è certo con un comunicato o una solidarietà di rito o di occasione, o di tornaconto che si è contro l'omofobia, né tantomeno si può essere contro l'omofobia solo quando l’ennesima esistenza viene offesa e percossa , ma con l'impegno e la lotta, praticati quotidianamente.
Per questi motivi, per opporci ancora una volta ad un sistema che va cambiato, ad una classe politica che continua a negarci quei diritti che già esistono ma che ancora non ci vediamo riconosciuti, per dire no all'omofobia e ad ogni tipo di discriminazione, venerdì 20 aprile saremo presenti al sit-in promosso dall'Arcigay della nostra provincia.
Collettivo UniRc-AteneinRivolta
Csoa Angelina Cartella
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